L’uso dell’oggetto fluttuante crea uno spazio di libertà e di incontro tra terapeuti e l’individuo o le famiglie, mentre definisce il quadro per questo incontro. Queste condizioni realizzano la possibile emergenza di un “passaggio” per comprendere e aiutare la trasformazione del paziente o della famiglia.
In quanto sistema vivente, la famiglia richiede un grado di disordine pari al suo bisogno di coerenza, e questo non è l’ultimo compito del terapeuta, quello di creare uno spazio di giustapposizione tra questi due opposti lavorare con/sulla conoscenza familiare, che può essere vista come il paradigma (“la famiglia Assoluta”) che fa funzionare il sistema familiare. Questa convinzione, questi valori fondamentali che hanno costruito la famiglia, vacillano in un momento della sua storia, portando a sofferenza, paura e inibizione relazionale. Nonostante queste gravi conseguenze, la famiglia non riesce a cambiare paradigma, per far posto ad un nuovo “Assoluto” meno rigido e più adeguato.
La grande difficoltà terapeutica consiste quindi nel far cambiare alla famiglia i suoi fondamenti: paradigma. L’oggetto fluttuante è allora l’iniziatore di uno spazio intermedio: né proprio quello del terapeuta, né proprio quello della famiglia, creatrice di un vuoto che gli interlocutori riempiranno con i loro incontri.
Così tutti questi oggetti fluttuanti nello spazio che creano, sospesi tra due mondi, spostati dalla realtà che gli attori sperimentano altrove, appaiono come altrettanti indicatori di un “passaggio: tra gruppo e individuo, tra interno ed esterno, tra passato e futuro. Una transizione che porterà gli attori a passare dall’epistemologia del crollo all’epistemologia della crisi, da cui potrà scaturire l’evoluzione. A patto, però, che gli oggetti fluttuanti non si trasformino in un totem, in uno strumento magico – pena la reintroduzione della riduzione che stavamo rintracciando.
I diversi esercizi analogici, che possono svolgersi nello spazio intermedio della terapia, sono chiamati oggetti fluttuanti. La connotazione ricercata da questo termine rientra ancora una volta nel paradigma sistemico. Fluttuano liberamente e, come tali, sono nomadi. È possibile utilizzarne uno o più, in ordini variabili a seconda delle esigenze del processo corrente. Lo spazio intermedio è un campo di sperimentazione e scoperta condiviso dalla famiglia e dal terapeuta. Lo spazio intermedio esiste sia come metafora che come fenomeno direttamente osservabile. Attraverso di essa lo spazio della famiglia e quello del terapeuta vengono messi in contatto, ma viene loro impedito di fondersi l’uno nell’altro. Nelle sculture come nelle maschere, la rappresentazione del modello che organizza la famiglia appare più nella sua prospettiva dell’imperativo attuale della gestione della famiglia. Nel racconto sistemico, nel gioco dell’oca e nello stemma, questa stessa rappresentazione emerge nella sua dimensione storica.
Per sviluppare gli oggetti fluttuanti ho introdotto delle opere d’arte come nuovo strumento di mediazione: nascono cosi i mandala delle stagioni che saranno utilizzati per evidenziare il ciclo del processo evolutivo della famiglia.
Le fasi della vita che sono alla base del cambiamento.